Malattie dei gatti

Il gatto non è mai ammalato «come un cane». Quali cure gli si possono sommistrare? Quali sono i sintomi che si occorre conoscere?


Esiste una chirurgia del gatto; non una chirurgia di convenienza bensì una chirurgia corrente: quella degli incidenti gastrointestinali (i gatti, però, molto più circospetti dei cani, sono meno esposti al pericolo delle curiosità gustative); quella dei corpi estranei in bocca (un ago malamente infilato nella lingua o nella faringe, oppure un osso bloccato fra le arcate dentarie); quella della maternità distocica e delle infezioni uterine; quella, infine, dei traumatismi (fratture, lacerazioni, piaghe, lesioni varie in seguito a una caduta dal quinto piano o all'urto di un'automobile che non ha potuto essere evitata).

Tale chirurgia si è sviluppata in parallelo con la chirurgia canina che, ispirandosi sempre più all'arte chirurgica per l'uomo, ha approfittato dei progressi di questa.

La medicina del gatto è relativamente di data molto più recente. E viene spontaneo di chiedersi: «Perché?». La risposta che possiamo dare può sembrare semplicistica, ma tutto deve dipendere proprio da un fatto semplicissimo: che il gatto ammalato è pieno di discrezione, come poche altre creature.


Il gatto non è mai ammalato «come un cane»

Sua Maestà il Gatto non si lamenta! La femmina partorisce in silenzio e il maschio non è un piagnucolone. L'una e l'altro, di fronte alla sofferenza - rassegnati o sprezzanti - mantengono una dignità sconcertante. Quando il gatto non mangia più, quando ha sete e non riesce a bere, quando rifiuta per più di un giorno qualunque cibo, non esitate: non è triste, non tiene neppure il broncio: à ammalato.

Non ci proponiamo ovviamente di scrivere in proposito un vademecum di terapia felina, bensì semplicemente di attirare l'attenzione su un punto importante della sintomatologia gattesca: il gatto ammalato è discreto. Per curarlo, dunque, non aspettate che stia per morire. Non aspettatevi che tossisca, che sputi, che tiri in su col naso o si dia alle manifestazioni con le quali il cane è solito tradurre le piccole indisposizioni.

Non aspettatevi che emetta sospiri da spezzare il cuore, né che rotei occhi da negro infelice per dirvi, come il cane, «la gola mi brucia», oppure «soffoco». Il gatto è troppo pudico, troppo fiero e ha troppo rispetto di se stesso. Si adatta con discrezione ai suoi brividi, alla difficoltà di respiro, ai dolori di pancia; e aspetta. Se aggiungete a questo il fatto che, sensibile com'è alle cose insolite, ai luoghi non familiari, ogni gatto è diffidente per natura verso gli esseri umani che non sono «i suoi»; se non ignorate che il minimo gesto anormale gli sembra sospetto, che la più dolce investigazione gli sembra ostile, che la minima sollecitudine troppo accentuata gli sembra una minaccia, capirete perché in questo campo la medicina animale è rimasta indietro.

Certo, con un pò di esperienza, si riesce ad auscultare e ad esaminare senza troppa difficoltà pazienti del genere; tuttavia la patologia felina ha fatto molto più progressi nei laboratori che nella clinica.

Dobbiamo dare degli esempi? Prima della guerra non si conoscevano che due malattie infettive acute, entrambe con evoluzione rapidissima. Tre giorni o quattro al massimo, e il gatto o guariva o moriva, di quella che allora veniva chiamata influenza infettiva, se la maggioranza dei sintomi erano di tipo respiratorio; oppure tifo, se erano di tipo digestivo. Da allora, ricerche serie hanno permesso di differenziare gli agenti patogeni responsabili; è stato possibile suddividere tali affezioni in entità morbose diverse e procurare vaccini efficaci. Nel frattempo, si smascheravano altre malattie gravi come la apprensione; e così pure, se è necessario, l'intervento chirurgico. Da qualche anno i gatti sono meno spaventati quando vanno dal medico. La misurazione della temperatura fa paura solo ai principianti. Le gatte che partoriscono accettano il forcipe che le aiuta. Le iniezioni sottocutanee vengono tollerate senza troppe storie e i vecchi gatti che soffrono di calcoli uretrali sanno benissimo che devono subire senza fiatare i delicati sondaggi che sempre placano, liberandoli, i loro inutili sforzi.


Le cure che si possono somministrare

Nei gatti, l'abbiamo detto, microbi e virus perdonano raramente quando le cure si fanno troppo aspettare. Meglio dunque allarmarsi per nulla, che sentirsi dire quella piccola frase: «È troppo tardi». L'infezione acuta nel gatto prende spesso, difatti, un andamento così impressionante, così rapido e invadente, che il profano pensa subito a una disgrazia o a una cattiveria : «Il gatto è stato avvelenato!».

Lo è, ma da un virus micidiale, che solo il veterinario può combattere, se andate da lui in tempo. Al primo sintomo anormale, quindi, misurate la temperatura.


Come misurare la temperatura

La temperatura del gatto, come quella del cane, oscilla normalmente fra 38° e 38°5. Oltre 39° l'allarme è sempre serio: sappiate poi che al di sotto, verso 37°5, è più minaccioso ancora. Dove si misura? Non sotto l'ascella, né all'inguine; evidentemente non in bocca. Ungete con un pò di vaselina o di crema l'ano e mettete il termometro nel sedere.

L'esame della bocca e le diverse investigazioni che il veterinario deve compiere su un gatto che vede spesso per la prima volta, fanno sempre nascere una certa meraviglia, se non una certa ansia.

«Come? Non avete paura che vi morda?». Veramente no ! È raro che si venga morsi quando si apre quella piccola bocca rosea, pure irta di denti taglienti o a punta. L'audacia stessa del gesto, se è calmo e deliberato, impressiona il paziente e lo intimidisce. È quindi consigliabile consultare un veterinario nel suo studio piuttosto che chiedergli di venire a domicilio per curare l'ammalato.

Per aprire la bocca di un gatto, un minimo di sicurezza e di dolcezza deve bastare. La mano sinistra prende con calma la testa da dietro, mentre il pollice e il medio stringono leggermente le guance per mantenere le mascelle semiaperte. L'indice della mano destra appoggia quindi con dolcezza sulla lingua per scoprire la gola.

Se la gola è normale, le tonsille non devono essere visibili e il velo pendulo non deve presentare le tipiche strisce di quelle arborescenze rosse che sono i piccoli vasi sanguigni congestionati. In caso di infiammazione, a scanso di rischi, si comincerà con pennellature (con un pennello; mai con un batuffolo di cotone) di un colluttorio antisettico, e si coprirà la gola con cotone o lana in attesa dell'opinione dello specialista.


Come far ingerire una pillola

Una tecnica identica permetterà di far ingerire senza difficoltà una pillola di piccole dimensioni. Tenendo sempre la testa colla sinistra, si lascia cadere la pillola alla base della lingua e, all'istante, si lascia andare la testa del paziente, battendo rapidamente le mani. Il riflesso risultante da questo rumore, sincrono quanto inaspettato, determina un movimento di deglutizione, e la pillola è andata giù: il gioco è fatto!


Come far ingerire un liquido

Qualunque sia il liquido, si userà un contagocce largo e dai bordi smussati, e si farà bere il gatto senza cercare di aprirgli le mascelle. Il tubicino di vetro inserito nell'apertura delle labbra devo lasciare libero ogni movimento della mascella inferiore e permettere la chiusura della bocca. Senza quest'ultima precauzione, non è possibile deglutire. Quanta gente si ostina a far deglutire un liquido a un gatto tenendogli la bocca aperta! Provate voi stessi - senza chiudere le labbra - a mandar giù la vostra saliva: capirete.


Come fare un clistere e mettere una supposta

Non vi sono molti modi di compiere l'operazione, soprattutto se si è soli: il gatto, arrotolato in una coperta e messo sulla tavola, viene mantenuto senza violenza sotto il braccio sinistro. La mano sinistra solleva la coda, mentre la destra agisce con la minima esitazione possibile. I gatti generalmente fanno un urlo acuto, poi sembrano rassegnarsi all'umiliazione e si lasciano fare. Quanto al clistere, sembra che l'istinto segreto preannunci loro la liberazione vicina, li convinca ad abbandonarsi. Le supposte, poi, in confronto alle difficoltà presentate dalla somministrazione per bocca di tante medicine sgradevoli, sono, per il gatto, il mezzo più rapido ed efficace di accettarle e, per il veterinario o il proprietario, il minimo di ribellione da temere.


Come fare una iniezione sottocutanea

Le iniezioni (sottocutanee, endodermiche o endovenose) sono usate comunemente nella medicina veterinaria perché hanno il vantaggio di permettere l'introduzione immediata nell'organismo di medicine concentrate o di sapore sgradevole. Si capisce quindi che la medicina felina usi più di ogni altro questo metodo terapeutico.

Le iniezioni endovenose o endomuscolali sono di una pratica troppo delicata perché ne diamo qui la tecnica operatoria. È indispensabile però che ogni amico dei gatti sappia fare una semplice iniezione sottocutanea: in caso di emorragia o di sincope, in assenza del veterinario, l'ultima possibilità di salvezza può dipendere dalla velocità di tale intervento. La siringa, previamente smontata (separando il pistone dal corpo), verrà messa in acqua fredda e sterilizzata poi per ebollizione, insieme con l'ago, per qualche minuto. Una volta carica della medicina da iniettare, la siringa è pronta per l'intervento, che può essere praticato direttamente, con l'ago ben fissato alla siringa, oppure in due tempi, affondando prima l'ago al quale si aggiunge poi la siringa.

Il tessuto connettivo del gatto è abbastanza abbondante perché si possa scegliere qualunque parte del corpo (dorso, spalle, parte interna delle cosce, ecc); tuttavia il posto migliore e più facile è la base del collo all'altezza delle spalle. Se avete preso la precauzione di disinfettare la pelle con un pò di alcool o di etere, e se non avete insudiciato l'ago, questa piccola operazione non sarà seguita da nessuna complicazione settica.

Ecco il minimo che dovete sapere per praticare le cure di ordinaria amministrazione. Non dimenticate che i gatti sono esseri ancora più sensibili e impressionabili dei bambini: parlate loro per rassicurarli, parlate anche se non sembrano ascoltarvi, anche se non sembrano sentirvi. E siate sobri nei gesti; la calma è comunicativa.

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I sintomi che si occorre conoscere

La medicina non si impara solo nei libri; non si diventa neanche medico solo per empirismo. Queste pagine hanno quindi il solo scopo di fornire ai neofiti indicazioni generali sui sintomi riscontrati sottolineandone, quando è necessario, l'effettiva importanza.


Disturbi di digestione

Nella patologia del gatto, i segni digestivi sono i più eloquenti perché il gatto non è un ruminante. Sbrana - l'abbiamo visto - lacera, schiaccia un pò i cibi, poi li manda giù d'un colpo. Mangia molto rapidamente, ma vomita facilmente ed ha un intestino delicato.

Sono queste altrettante ragioni perché i disturbi digestivi siano i primi ad attirare l'attenzione delle persone anche indifferenti o profane. Quale importanza va loro accordata?

Un gattino che giocava con un ago infilato raccolto per terra improvvisamente si mette a salivare e a urlare, con l'ago piantato nella gola. Un gattone fa sforzi disperati per sputare un osso piatto, un pezzo di cartilagine o qualche altra cosa rimastagli incastrata fra le mascelle. Quest'altro vomita vermi, oppure peli agglutinati, che aveva in pancia da settimane. Nessuno di questi segni sarà accompagnato da febbre se la vita dell'animale non è in pericolo; se invece il termometro segna 39° o più, se la lingua sembra scottata all'estremità come da un acido; se il gatto - prostrato, abbattuto - resta col naso nel latte senza berne la minima goccia, allora occorre allarmarsi. Non si tratta più di un incidente, ma di una malattia molto grave: il tifo. Certi animali, colpiti brutalmente, ne muoiono qualche volta in poche ore.


Disturbi respiratori

Questi disturbi, in generale più discreti, sono nondimeno sintomi di una malattia grave.

Il naso cola? Il gatto starnuta? Misurategli subito la temperatura! Esiste una coriza infettiva, ben diversa dal semplice raffreddore; è una rinite microbica che va curata al più presto. Il gatto tossisce? La temperatura! Se la febbre va su a 39° o a 40°, se il respiro è breve, se il gatto, con le zampe «a manicotto», resta immobile e come paralizzato, si può essere quasi sicuri che si tratta di una bronchite complicata da una polmonite grave, che può avere una evoluzione rapida e mortale.


Disturbi della circolazione e del sangue

Sono relativamente rari (parliamo dei veri disturbi cardiaci); tuttavia sarà tale da preoccuparvi un'anemia che si manifesta con mucose pallide e gengive scolorate, associata a frequente sonnolenza, tristezza, magrezza. Corrisponde molto spesso a una malattia del sangue, di origine parassitarla, che i gatti in libertà, in giardino o in campagna, prendono come i cani: la piroplasmosi, che i cacciatori conoscono bene; o, sulle coste mediterranee, la leishmaniosi, meno spettacolare, ma più grave. Parimenti con disturbi del sangue, con o senza disturbi digestivi, si manifesta una malattia nota relativamente da poco: la leucopenia infettiva. A lungo ignorato, questo vero flagello del gatto ha mietuto fino al 95% di vittime, che si credevano colpite dal tifo e che venivano curate invano con i sulfamidici, i quali non hanno nessun effetto su questo virus. Solo una seria vaccinazione mette preventivamente i gatti al riparo da questa terribile malattia, e solo i noti antibiotici aiutano efficacemente a combatterla, se l'esame del sangue permette la conferma della diagnosi clinica; la quale, da parte sua, rimane difficile, perché accompagnata da sintomi poco precisi.


Disturbi cutanei

Pruriti, caduta di peli e spesso croste e crosticine non possono restare a lungo inosservati. Micosi? Rogna? Eczema? Solo il veterinario potrà dirlo, procedendo - se è necessario - all'esame microscopico. Anche quì, è meglio prevenire che guarire, è meglio curare troppo presto che troppo tardi. Il primo dei due precetti insegna ad evitare il contagio (frequentazione di gatti sconosciuti o giuochi in comune con gatti di campagna) quando si tratta di dermatosi con funghi o parassiti; il secondo consiglia di sorvegliare il regime aumentare e le funzioni generali, se si tratta di lesioni dermiche in cui si possa escludere qualunque contagio.

Non va trascurata neanche l'azione irritante delle pulci e d'altri parassiti esterni dei gatti che vanno per i fatti loro o di quelli la cui igiene del corpo viene trascurata.

Resta infine l'otite da acari (o rogna dell'orecchio); è una malattia talmente diffusa e frequente, che molti proprietari di gatti amati e coccolati non se ne curano. Hanno torto: la malattia in principio da prurito ed è semplicemente sgradevole, ma può complicarsi spesso in una rogna della testa, presto generalizzata e praticamente impossibile da curare; oppure diventare un'otite profonda, causa di disturbi delle meningi.


Disturbi locomotori

Occorrerebbe non voler bene ai gatti per non rendersi conto subito quando un gatto si sposta trascinando la zampa, un altro non salta più sui mobili oppure non appoggia più una zampa, che improvvisamente ha preso a fargli male.

Il minimo esame lo spaventa? Soffia di ribellione e di paura solo a sfiorarlo? Allora esiste la possibilità di una frattura, perché il gatto è delicato solo in questo caso.

Si presta senza troppa difficoltà alla tenera curiosità, capisce la vostra sollecitudine? Si tratta di un semplice incidente: ferita, puntura o ascesso.

Dovete sapere che le zampe anteriori del gatto hanno cinque dita, solo quattro delle quali sono appoggiate; quattro soli artigli, dunque, si logorano e si consumano nel graffiare e nel camminare; quello del pollice, invece, continua a crescere e, nei gatti d'appartamento, s'incarna più spesso di quanto si creda. Il vostro gatto, infine, è vecchio? È troppo ben nutrito? È troppo sedentario? Allora è necessario un altro ordine di attenzioni: bisogna pensare all'artrite o ai reumatismi, con cure sollecite, prima che questi disturbi diventino cronici.


Disturbi oculari

Gli occhi, i bellissimi occhi dei gatti, che ne esprimono i diversi stati d'animo, sono anche lo specchio vulnerabile della loro salute.

Se sono lagrimosi, con le palpebre semichiuse, manifestano i primi sintomi di difesa: può trattarsi di congiuntivite o blefarite; talvolta, invece, è la presenza di un insospettato e doloroso corpo estraneo.

Non va neppure preso alla leggera il velo bianco o grigio o la macchia più o meno opalescente delle malattie della cornea; e ancor meno, per quanto trascurabile possa sembrare, la profonda e unilaterale emorragia: nella maggior parte dei casi, purtroppo, essa è il frutto di una grave infezione, temuta dai medici e dagli allevatori: la tubercolosi dell'occhio.


Disturbi genito-urinari

Si tratta di due ordini di sintomi ben distinti, che però sembra utile riunire sotto un unico titolo al fine di volgarizzarne l'osservazione pratica.

Sintomi genitali: le metriti, alle quali occorre sempre pensare quando ci si trova di fronte a un ventre anormalmente gonfio, a dolore in caso di palpamento, a evidente mancanza d'appetito, alla febbre, e soprattutto quando si riscontrano perdite, anche insignificanti, nell'apparato genitale esterno o nella cuccia della gatta ammalata.


Sintomi indirettamente genitali: qualunque rigonfiamento, tumefazione o indurimento della mammella. Disfunzioni urinarie, invece, le minzioni insufficienti, segni eloquenti della cistite e delle nefriti; e i vani sforzi per la difficoltosa emissione di urine più o meno sanguinolente, che rivelano la presenza di calcoli, più frequenti nei gatti castrati che in qualunque altro mammifero della terra. Perché? Le opinioni dei migliori clinici sono in contrasto; non è peraltro questa la sede per discussioni sull'argomento, né vogliamo affrontarle.

Malattie dei gatti

Il quadro delle malattie del gatto tendeva soltanto a sottolineare i sintomi generali che è indispensabile conoscere; dal momento che, da quel gran signore che è, esso disdegna di gridarli ai quattro venti: anche quest'ultimo particolare del suo comportamento resta uno sconcertante mistero.


Info Tutto il materiale, i testi e le fotografie utilizzate per questa sezione sono state tratte dal libro Avere un gatto di Fernand Mery pubblicato dalla Rizzoli. Il libro riporta un numero di informazioni maggiore e vi si consiglia l'acquisto.