Storia di un gattino salvato da un cane

Il gattino, che tutto stupisce, tutto interessa, ha una plasticità psichica più rapida di quella del cane, ed è un vero piacere per chiunque, intenerito, lo stia ad osservare.


Non che il gattino appena nato sia bello; bagnato, sporco, graffiato, fa smorfie paragonabili a quelle dei bambini; ma dopo un'ora ha già preso forma. Ancora dieci giorni, e una mattina aprirà un occhio. Dopo un mese sarà un capolavoro. Anche il cucciolo del cane, direte voi; tuttavia all'età di due mesi il gatto è molto più precoce del cane, ha riflessi più veloci, sensibilità più viva. Se si considera che tutti gli animali procedono per associazione di sensazioni, si rimarrà stupiti dell'attività sensoria del gattino, dai riflessi immediati, che provocano un comportamento diverso da quello del bambino o del cane.


Il bambino, è noto, si mette in bocca tutti gli oggetti che gli capitano a tiro; il cucciolo del cane annusa tutto quello che vede. Il primo è un gustativo; il secondo un olfattivo. Invece il gattino, che non è esclusivamente né l'una né l'altra cosa, è soprattutto un visivo: vuole vedere tutto. Non c'è rappresentazione più esatta dell'innocenza e della curiosità, che lo sguardo trasparente dei suoi occhioni. Non parliamo della fiducia contenuta nell'impertinente entusiasmo col quale vi invita a partecipare ai suoi giochi: anche i nemici dei gatti non possono sottrarsi a questo fascino: il cane stesso, talvolta, si sente disarmato.


Un caso di solidarietà

Tutti i giornali a suo tempo raccontarono un caso di solidarietà di cui fu testimone un ragazzo, abbastanza primitivo da non essere sospettabile di sensibilità esagerata, o di raccontar fandonie. Sul ciglio dello stradone, davanti alla fattoria dei padroni, un cane da guardia e un gattino giocavano alla battaglia. Il gattino attaccava il grosso cane; questi fingeva di arrabbiarsi e atterrava il piccolo avversario, precipitandosi su di lui come per sgozzarlo. Il gattino faceva finta di avere una gran paura; poi, al primo momento di tregua, scappava di gran carriera, per tornare subito a riprendere il finto combattimento. A forza di giocare, di inseguirsi, di correre, le due bestie senza accorgersene si trovarono in mezzo allo stradone, quando d'improvviso, cento metri più in là, apparve un grosso autocarro. Un colpo di clacson deciso, ma ancor lontano, basta ad avvertire il cane, che con un balzo si sottrae al pericolo. Il gattino invece, dapprima sorpreso e spaventato, poi completamente paralizzato dal rumore rabbioso del clacson e dal fracasso dell'autocarro, resta in mezzo alla strada, con gli occhi chiusi, raggomitolato su se stesso, aspettando non si sa che cosa: non la morte, o la sofferenza per lui imprevedibile; nulla: semplicemente quel meraviglioso meccanismo di autoconservazione aveva smesso di funzionare. Anche gli uomini, talvolta, hanno «le gambe tagliate» dalla paura. Pochi istanti ancora, e il camion gli sarebbe stato addosso. Allora il camionista frenò bruscamente: non poté fare altro, quando vide lo spettacolo inverosimile che gli si presentava davanti: il grosso cane tornava indietro, si precipitava sull'asfalto, afferrava al volo per la collottola il piccolo imprudente e lo portava, tenendolo stretto fra i denti, fino all'altro ciglio della strada.

Storia di un gattino salvato da un cane

Interpretare questo fatto, sapere se il comportamento del cane rappresenti un prodigio, è più difficile che raccontarlo. Tutte le spiegazioni sono possibili. Il cane ha veramente voluto salvare in extremis il piccolo compagno, oppure sarà stato un prosaico riflesso dell'istinto di proprietà, il pensiero egoista di riprendersi il giocattolo, il vivo giocattolo dimenticato nella fuga?

Potrebbe anche trattarsi d'un semplice riflesso dell'attività materna, che esiste tanto per il maschio quanto per la femmina quando i piccoli sono in pericolo. Si possono sostenere tutti questi punti di vista, e anche quello del poeta che vorrebbe vedervi un simbolo, della potenza che soccorre l'innocenza, della forza che viene in aiuto della grazia fragile di un gattino. Il camionista, invece, non è giunto ad alcuna conclusione: «Ho frenato bruscamente, nonostante il peso dell'autocarro a pieno carico, e non ho capito neanch'io il perché. Se ne investono tanti di gatti!... Si potrebbero anche evitare, forse; ma quello lì era cosi piccolo, così bello... Perché ho frenato? Non lo so davvero».

Ecco serviti, quindi, gli indifferenti, quelli che non sono affatto accecati dall'amore per i gatti. Non parliamo degli altri: dei loro veri amici, quelli di ieri - da Maometto a Colette, attraverso Richelieu, Poincaré e Lenin - come quelli di oggi, che hanno sempre considerato la malizia di un gattino più che sufficiente a spiegarne il fascino. Non c'è miglior svago per chi, conoscendo l'uomo, abbia perso già da tempo ogni illusione sul suo conto.


Info Tutto il materiale, i testi e le fotografie utilizzate per questa sezione sono state tratte dal libro Avere un gatto di Fernand Mery pubblicato dalla Rizzoli. Il libro riporta un numero di informazioni maggiore e vi si consiglia l'acquisto.